mercoledì, dicembre 25, 2013

fase 04: Accorgersi che Natale è il momento migliore per alludere.

Ricordo che undici anni fa a Natale,  scrissi una lunga lettera, dove spiegavo, non senza una certa foga giovanile, che per la prima volta, non mi sentivo di fare bilanci di cose positive o negative accadute durante l'anno che era appena trascorso, perché nonostante tutto, quello che mi era successo oltre che necessario, era bellissimo, anche se chi aveva testimoniato il mio percorso fino ad allora, sarebbe sicuramente stato pronto a giurare il contrario. Scrissi che non desideravo nulla perché tutto ciò che c'era, comunque mi apparteneva ed era "mio" più che mai. 
Questa lettera era indirizzata ad una persona che conoscevo da poco. Mi stupii del fatto di aver scritto una cosa simile a qualcuno, pur non essendo un disseminatore di buon umore cattolico o in ogni caso totalmente ubriaco. 
Qualcosa era cambiato, e la voglia di condividere questi pensieri con lei, mi diede la conferma di trovarmi in uno stato di grazia particolare, dovuto all'averla incontrata e all'aver cominciato a vedere il mondo,  per la prima volta.
Fu in effetti una lettera importante, dove coloro che scrissero e che lessero, presero (forse inconsapevolmente) la decisione di fare subito dopo,  un po' di vita insieme. Si apriva un varco, con  una strada facile da percorrere, dopo anni di labirinti stronzi e incomprensibili.

Undici anni dopo è ancora tempo di bilanci. Facebook raccoglie la spazzatura emotiva di chiunque, e le lettere probabilmente, le scrivono solo i notai e i calligrafi. A pensarci bene, a volte le scrivono anche i medici.
Quello che è cambiato rispetto ad allora, è che non c'è più un confine netto tra ciò che si "desidera" e ciò che "si ha il dovere" di fare. E' cambiato anche l'aspetto  della strada facile, che è sempre da privilegiare rispetto a tutte le altre, ma che a vederla bene è sempre stata il "nostro" personalissimo labirinto con cui radicalizzarsi o illanguidirsi, a seconda delle necessità. 
E' cambiato il modo di pensare e leggere ciò che poi scrivo, me ne accorgo anche e soprattutto riguardando le prime righe di questo pezzo. Non vedo più la necessità di girare attorno a qualcosa utilizzando delle metafore per non parlare della cosa stessa: mi infastidisce continuare a usarle, per poi chiuderlo questo pezzo. 
Nonostante questo, non cambia la mia volontà di stare dove sono, convinto molto più di quando ho cominciato, di aver preso la strada giusta. 
E se all'inizio avevo paura, ma mi faceva piacere pensare il contrario, adesso che conosco una paura più grande, vedendo che non ho alcun potere per comprenderla e dominarla, mi illudo che con un avversario così forte, ci puoi anche convivere, sentendoti tutto sommato più vivo di quando si era estranei. Una paura che terrà legati stretti, coloro che scrissero e lessero undici anni fa.

Non so se e in che modalità, proseguirò con le frequentazioni "social" ora che ho così tanto tempo da impiegare bene. Non vedo il motivo di continuare a suggerire a tutti di seguire quello che faccio, o di cercare di sembrare acuto o intelligente, visto che probabilmente quello che faccio, dovrebbe in un certo senso bastare a rappresentarmi. Che non ho il potere di cambiare l'opinione di chi ha già deciso che sono uno spocchioso o un incapace, come di chi pensa il contrario. In realtà, non vorrei che ciò che sembrano essere delle scuse per un'eventuale assenza, diventino esattamente questo.
Per ciò a chi legge, chiedo di dimenticare questo messaggio, allo stesso modo in cui si fa con una qualsiasi delle cazzate tremende che bofonchia un amico intrippato a fine serata.
Che magari poi, quella cazzata ti torna in mente qualche anno dopo, quando è il momento giusto per riderci sopra.


Alla tua salute, vita. Vediamo che altro hai da dirci.